SULLA NATURA DELLA POESIA
(E DEL POETARE E NO!)  (10/02/2025)

(Ove la scrittura è una mera traccia,
segno del pensiero, sia esso musicale,
visuale, olfattivo, tattile o gustativo).

Lei nasce orale, dacché all’uomodonna
fu data la voce anzitutto sensuale, come
la parola di senso dotata e usata per            
dare a sua vita senso, coi suoi fisici sensi
epperfino spirituali, quale unico animale
verbale piuttosto che di mero singolo
verso dotato; ma per l’appunto in rima
verseggiando poter tornare all’origine,
principio e fine d’ogni e qualsivoglia
comunicazione e con ciò espressione
meta individuale: la coscienza come
specchio di mentecuore, libero arbitrio
a social vocazione per a eterna rivoluzione
(in continuo mutamento) destinato.

Un artificio all’ennesima potenza risulta
allora la c.d. poesia visiva, che addirittura
guardar ti o ci dovrebbe - noi fruitori del
mero stravolgimento di contesto che è
per lo più quello di pubblicità-propaganda…
Se la bellezza felicità donar ci potrebbe,
quella di senso estetico ben poc’ha, anzi
si nutre del sinestesico brutto, ma brutto
sul serio, perfino ripugnante, insensato!
Con la scusa d’andar contro il solipsismo
del poeta tradizionale fa degli arrosti
misti collettivi, dando intanto nome e
cognome (di battesimo, se in ambito
cattolico) alle singole opere a casaccio
mixate, cotte e ricotte (il “ready made”).
Ed è forse il peggio del peggio, senza
né arte né parte rispetto al tentativo di
ragionare col cuore, ordunque donare
a tutti la possibilità di gnomico pensiero
arrivare a generare per tutti far beare.

Il peggio è ovunque, nella “visiva” è
meglio, ma che sia antipoesia?

MARCO MARIA ELLER VAINICHER