RUSCIRE A RITROVARE L’ORIGINE DEL O DI SÉ (26/09/25)
Una Pastorale di Beethoven (eh sì, il mio preferito)
mi cattura d’improvviso in questa prealba, mentre
medito sugli incontri forse fortuiti, ma certo colmi
d’emozioni, d’ieri pomeriggio ai Lincei in occasione
d’un seminario sui modelli narrativi di storia delle
arti figurative nel medioevo, al quale ebbi l’ispirata
idea di partecipare quella specialista che fu il mio
amore ‘infranto’ forse più di cinquant’anni fa e che,
ora come allora, non s’è fatta viva nel momento da
me al rincontro invitata, perché giammai dimenticata!
Sono a scrivere sul giaciglio e nella posizione ove,
ben consapevolmente, mia figlia Serena fu concepita.
Ed è quello il nome di colei che, col suo intervento
sul Giotto da Mark Rothko (mio più affine suicida
pittore) tanto stimato, è riuscita a commuovermi
per poi farmi sapere, insomma a giustificare, la non
presenza di Andreina perché trattenuta fuori Roma…
Sia a un Salvatore alto ‘archeoesploratore’, sia all’
attuale dei Lincei presidente ho potuto rimproverare
la non collaborazione alla divulgazione di mia poesia,
ch’eppure fu tanto celebrata da quella Eco umbertina
capace di farsi acquistare il suo primo romanzo da tutto
il mondo in milioni di copie, secondo solo al Pinocchio
di Collodi fra le letterarie opere italiane. E se vi par
nulla, quel sì vissuto ossimoro esistenziale!?
MARCO MARIA ELLER VAINICHER |